Viaggio di Venere tra mitologia ed altro

Viaggio di Venere tra mitologia ed altro

Relazione presentata al Congresso di Vico Equense

Giugno 2003

Viaggio di Venere tra mitologia ed altro

 

 

Vorrei continuare il discorso intrapreso l’anno scorso sulla Sinastria. In quella relazione oltre a qualche nuova considerazione sugli aspetti tra i partners ho abbozzato come potrebbe essere un rapporto ideale, partendo dal presupposto che ogni nostra storia sentimentale è un pezzo di viaggio che facciamo con un’altra persona, ma che servirà in primis a mettere in luce dei nostri aspetti che non ci sono consci, che non ci riconosciamo, ma che proiettiamo sull’altro in un gioco di specchi.
Vorrei cominciare da uno dei due archetipi fondamentali per i sentimenti: Venere, dea dell’amore, partendo dal suo mito e attraversando lo Zodiaco nelle sedi dove la dea è domiciliata ed esaltata, cercando analogie e spunti di considerazione.

Per la nascita di Venere Graves dice sul suo testo “I Miti Greci”:
” Taluni ritengono che Afrodite nacque dalla spuma delle onde fecondata dai genitali d’Urano, che Crono aveva gettato nel mare; altri che Zeus la generò in Dione, figlia dell’Oceano e di Teti, la dea del mare, o dall’Aria e della Terra. Ma tutti concordano nell’affermare che essa vola nell’aria accompagnata da stormi di tortore e passeri”.
Venere nasce dalla spuma e la sua nascita é determinata dall’intervento di Cronos-Saturno che, signore del tempo irreversibile scandito dal susseguirsi di passato, presente e futuro, agisce su Urano che è il Cielo, ma anche il Tutto primordiale.
Da quest’atto si origina il mondo materiale impersonato da Vacca-Venere-Afrodite, che troviamo nel segno del Toro, suo primo domicilio cosignificante dell’elemento Terra proprio a simboleggiare la nascita della materia.
Anche il passaggio dal matriarcato al patriarcato si può spiegare dal punto di vista astrologico dall’Era del Toro all’era dell’Ariete che, almeno in Europa coincise con la cosiddetta civiltà minoica, dove il Toro era l’animale sacro per eccellenza, e la forma favorita d’incarnazione del Dio supremo.
In ogni cosmogonia agisce una Trinità e nel mito di Venere troviamo quella formata da Urano, Gea e Saturno. Da loro nacque la Dea che diviene così simbolo del quattro, numero ritenuto da Pitagora come il primogenito principio di tutte le cose, l’inizio della natura e il numero perfetto.
Venere ha molto a che fare con la materialità ed il mondo creato e il numero quattro associato al quadrato simboleggia la parte solida e tangibile della terra, i 4 punti cardinali, le stagioni e i venti.
La vita sulla terra è apparsa con la formazione di una materia organica data dall’unione di 4 elementi come l’idrogeno, l’ossigeno, l’azoto e il carbonio, il codice genetico ci parla della successione di 4 basi azotate l’adenina, la citosina, la guanina e la timina, come 4 sono i gruppi sanguigni umani. Ora, considerando gli stati della materia che in Oriente sono Cielo, Terra, Acqua e Fuoco mentre in Occidente sono chiamati Aria, Terra, Acqua e Fuoco si comprende meglio perché gli antichi ritenessero la terra quadrata, esprimendosi simbolicamente. Il numero quattro, come doppio del due indica il primo principio femminile generante, germe di un’evoluzione creatrice, che renderà Venere dea protettrice di mandrie e messi, assimilabile a Cerere la dea rappresentata con una cornucopia piena di grano maturo, o spesso assimilata alla simbologia lunare vale a dire la Grande Madre, che esigeva sacrifici umani ed era fautrice del libero amore, almeno fino all’inizio della civiltà greca.
Venere, nel suo primo domicilio nel segno del Toro, é nella seconda casa e nell’elemento Terra.
La Bibbia incomincia con il 2, con la parola “Bet” che significa casa, incomincia con qualcosa capace di contenere, come appunto lo è la casa e il ventre materno che è la prima casa dell’uomo. Due sono le molte parti del nostro corpo, i nostri sessi e la dualità che c’è in ogni cosa con il suo contrario. In due comincia il nostro primo rapporto d’amore da piccoli. In due dovremmo diventare per imparare ad amare in una coppia.
L’evoluzione del Pianeta di cui stiamo discutendo deve passare per le tre case dello Zodiaco che gli corrispondono imparando dalla prima relazione d’amore attraverso un’espressione corporea nella seconda Toro; scambiando le nostre emozioni nella quarta Cancro per arrivare a quelle qualità che sono nostre e che scopriremo relazionando nella settima Bilancia dove arriveremo all’atto finale prima d’amare: la capacità di esprimere la nostra volontà, e quindi noi stessi, facendo una scelta.
Analizziamo questi passaggi:
La seconda casa ci chiarisce come il mondo degli affetti ha bisogno di passare dalla costruzione di beni e valori personali; ci racconta di quanto siamo pieni di cose belle dentro di noi, di quanto da piccoli siamo stati rassicurati del nostro valore perché siamo stati completamente accettati dalla prima persona che ci ha amato, e quanto il nostro corpo, e il profumo della nostra pelle e la nostra fisicità siano stati espressioni di quanto noi siamo piaciuti.
E sempre questa casa ci parla di quanto siamo stati o non valorizzati, poiché eravamo troppo piccoli e in quella fase potevamo solo prendere ed avere calore, affetto, cibo e attenzioni per la nostra sopravvivenza, ma non avevamo la possibilità di fare richieste e scambiare perché eravamo in una fase simbiotica: due persone, ma in un tutt’uno con nostra madre. La seconda casa è una casa di percezioni sensoriali perché tutto é conosciuto dalla fisicità perciò da molto piccoli, nel periodo simboleggiato che va dai 50 giorni a 6 mesi, usiamo molto la bocca per stabilire cosa ci piace o no, oralmente assaggiamo qualsiasi cosa afferrabile e possiamo soltanto percepire unilateralmente quanto siamo cari a chi si prende cura di noi.
Ecco che il viaggio per imparare ad amare partendo da questa casa ci parla di quanto abbiamo costruito non tanto di beni materiali, quanto di beni personali, di valori, di gusti, di piacere. Solo se conosciamo il nostro valore, sappiamo cosa ci piace, cosa desideriamo, solo se siamo stati considerati siamo psicologicamente ricchi dentro e abbiamo delle sicurezze per poterci mettere in gioco nei rapporti amorosi.
Nella quarta casa cosignificante del segno del Cancro e con l’elemento Acqua abbiamo superato il nostro primo rapporto d’amore che ci faceva esclusivamente dipendenti da chi si prendeva cura di noi, ed abbiamo anche capito che chi ci ama non è solo la nostra mamma, ma c’è anche un papà.
Qui si va ad istaurare un triangolo invece che una diade. Siamo in una fase che va dai 2 anni e mezzo fino ai 4 anni, e prima che inizi la fase edipica vera e propria cominciamo a renderci conto che ci sono delle differenze sessuali, ed esprimiamo il primo desiderio di stare con i bambini del nostro stesso sesso, quasi per rafforzare la nostra identità. Qui cominciamo a scambiare emozioni perché percepiamo le nostre e quelle degli altri membri della famiglia, ma siamo ancora molto vulnerabili emotivamente da questi affetti. Cominciamo a cercare un minimo d’indipendenza, rimanendo però molto attaccati al nostro mondo conosciuto perché si ha bisogno di sicurezza e protezione rimanendo in uno stato di co-dipendenza. Si rimane molto sensibili all’ambiente e ai legami familiari, anche se si comincia ad intravedere un inizio di manifestazione caratteriale con l’inizio di conversazioni e discussioni abbozzate. Proprio dall’educazione della nostra famiglia d’origine, da come ci hanno dato la possibilità di esprimerci nella nostra seppur piccola autonomia si creano le basi della nostra autostima e delle nostre sicurezze, perché dobbiamo imparare che ci sono altre volontà, mentre sperimentiamo la nostra forza, esprimiamo i nostri desideri confrontandoci, per cominciare a costruire il nostro Io.
Ci ritroviamo nella settima casa sopra l’orizzonte e siamo passati dalle case che ci hanno strutturato e andiamo verso le esperienze relazionali, sociali e spirituali. Ci ritroviamo di fronte al Tu, all’altro, al diverso da noi per costituire un Noi.
Torniamo un momento al Mito per riprendere il discorso:
Dopo l’intervento “chirurgico” di Cronos dall’oceano dove sono sciolti e mescolati tutti gli elementi presenti in natura si origina la schiuma, un elemento che non esisteva prima, proprio perché prima il mondo materiale non esisteva e osservando la schiuma capiamo che è formata da bolle, rigonfiamenti gassosi sferoidali che si formano all’interno di un liquido che in questo caso è il mare. Ecco che l’incontro dell’elemento Acqua del segno del Cancro e l’elemento Aria del segno della Bilancia crea la nascita della Dea.
Cita Aristotele nei Problemata “La schiuma che si forma dentro il vino dimostra che esso genera aria. E’ per questa ragione che il vino eccita il desiderio sessuale, e giustamente si dice che Dionisio e Afrodite vanno insieme”…l’atto sessuale, infatti, è connesso con la generazione d’aria e come sappiamo Venere simboleggia anche l’erotismo.
Urano suo padre, era figlio di Gea (la Terra), ma accoppiandosi con la stessa aveva dato vita a Titani, Ciclopi e Centimani, tutti esseri che impersonavano forze brutali, ma anche orrende e che proprio perché troppo turbolenti furono relegati da Urano nel fondo della terra e messi nelle condizioni di non nuocere.
Venere è l’unica figlia che Urano decide di accettare e poiché Urano esprime il concetto dell’ideale, quasi utopico, ecco che Venere può anche impersonare un ideale mentale che può trovare la massima espressione solo nell’arte, che racchiude la bellezza in un’idea cosi perfetta che non avrà mai nessuna forma.
Venere nel suo ultimo domicilio diventa quella ricerca assoluta di perfezione e d’armonia, d’attrazione basata sulle affinità elettive e comunioni d’anime, ma che rimane un concetto troppo perfetto per noi umani, che perfetti non siamo proprio. In più il segno della Bilancia con il simbolismo dei due piatti che idealmente dovrebbero trovare un giusto equilibrio, rende bene l’idea di quanto peso bisognerebbe aggiungere o togliere alle diversità che due persone possono esprimere formandosi in una coppia.
Venere ha finito il suo percorso zodiacale consegnandoci la possibilità di negoziare tutto quello che noi siamo con qualcuno che non sarà mai uguale, con il quale ci dovremo relazionare con spirito d’adattamento. D’altronde, simbolicamente la 7 casa corrisponde all’inizio delle scuole medie dove sono messe in risalto e apprezzate le nostre differenze, al contrario di ciò che accade nella casa precedente, la 6, dove abbiamo appreso le regole specifiche della scuola elementare e che nella realtà pratica ha significato uniformarsi con l’obbligo di portare un grembiule uguale a tutti gli altri bambini.

Superate le case sotto l’orizzonte, la base del nostro Io è formata e quello che noi diventeremo dipenderà dall’incontro con gli altri.
In una coppia possiamo interpretare l’altro dal nostro discendente, da quella parte in ombra di noi che non riusciamo a vedere. Però possiamo guardarla fuori di noi proiettandola sull’altro. Passiamo tutta la vita ad imparare in questo gioco di specchi continuo.
Con quello che gli altri vedono di noi plasmiamo il nostro Io, riusciamo a comprendere dei nostri aspetti cercandoli negli altri fino a che non prendiamo coscienza che quella qualità che non ci permettiamo di vivere l’abbiamo anche noi, magari nascosta.
Venere come signora della Bilancia simboleggia un principio d’armonizzazione, deve rimettere in pari questi due piatti che sono difficilmente in equilibrio, ciò nonostante è una ricerca possibile se esaminiamo il suo ultimo elemento e capiamo di cosa Venere ha bisogno.
La Bilancia è il segno che simboleggia la coppia, ma inteso come rapporto, come unione che non deve essere necessariamente matrimoniale.
L’elemento finale di Venere è l’aria che non chiede possessività e gelosie, strumentalizzazioni e forme di soffocamento, ma dialogo e comunicazione, perché amare è scegliersi ed accettarsi, mantenendo un poco di distacco per considerare l’altro per quello che è, con i suoi difetti, ma anche con suoi pregi.
Ecco che una sana relazione amorosa ha bisogno di un’autonomia psicologica dei partners, di profonda intimità insieme al rispetto della propria essenza, di spazi propri, ma anche di confidenza per mantenerli, di complicità e di sostegno per la realizzazione dell’uno e dell’altro rendendosi soddisfatti, perché il benessere emotivo d’ognuno ritorna in termini di benessere di coppia.

Le 3 case di cui abbiamo parlato corrispondono anche ai 3 assi fondamentali per la relazione affettiva che ci danno la misura di quanto valgo e quanto posso permettermi simboleggiato dalla seconda casa, senza dover perdere me stessa e la mia identità, perché colui che ha il potere di sedurmi può anche negarmi qualsiasi libertà, plagiandomi con l’attrazione sessuale espressa dall’ottava casa, nella quarta posso vivermi la mia intimità affettiva, le persone a me più care, la mia famiglia senza dover rinunciare alla mia autonomia e al mio successo personale espresso dalla decima casa, nella prima come essere completo posso finalmente relazionarmi con l’altro espresso dalla settima casa, che diverso da me sarà stimolante per la sua ineguaglianza.

Ma Venere è figlia d’Urano e lui signore dell’undicesima casa sta in aspetto di trigono al suo ultimo domicilio e forse questo ci vuol dire che l’amore è un bellissimo sentimento da vivere in due, ma che non può limitarsi solo a questa funzione.
Sicuramente lo Zodiaco ci propone soluzioni più importanti per il nostro viaggio qui ed ora e Venere con il suo simbolismo d’amore può allargarsi con grande energia verso il sociale e i nostri simili, verso un concetto più collettivo che non abbraccia solo noi umani, ma che va verso una dimensione più universale. Dobbiamo attraversare tutte le case dello zodiaco, costruendo una nostra dimensione, per poi aprirci agli altri portando le nostre differenze come doni per l’evoluzione umana. Sicuramente non ci basterà una vita, ma se l’amore è un’arte, si può imparare. E proprio noi che attraverso il linguaggio degli astri sappiamo che cielo e terra hanno una profonda corrispondenza, con l’aiuto del codice zodiacale possiamo essere interpreti del vero significato di Venere-amore…

Ringrazio gli amici Stefano Rubino, Alessandro Modoni, Nereo Villa
per tutto quello che mi hanno permesso di scambiare.

Nelle foto Ciro Discepolo direttore della rivista “Ricerca 90” e Cristina Carretta che mi ha presentato.

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