Hermann Hesse

Hermann Hesse

di Marco Valentini

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“…E tuttavia dietro, o al di là, di ciò che è oggettivo, effettivo e manifesto sembra esistere una realtà più autentica, più stabile e significativa alla quale la nostra filosofia e la nostra religione cercano l’accesso intuito, grazie alla quale vale ancora la pena di vivere…”

 

Hermann Hesse nasce a Calw (Germania) alle 18.30 del 2 luglio 1877, da Maria Gundert e Johannes Hesse.

 

Maria, nata in India da padre tedesco, indianista e missionario, e da madre svizzero-francese, all’età di 23 anni sposa Charles Isenberg, anche lui missionario in India: da questo matrimonio nasceranno i due fratellastri di Hermann: Theodor e Karl Isenbger.

 

A cinque anni dal matrimonio muore il marito e, nella persistente idealizzazione della figura paterna, Maria sposa un altro missionario, Johannes Hesse, cittadino russo nato in Estonia, con cui rimarrà in India fino al 1873.

 

Per ragioni di salute Johannes è costretto però a rientrare in Europa e a sistemarsi presso il suocero, di cui diventerà aiutante nella conduzione di una rivista missionaria.

 

Nel 1877 nasce Hermann, nel segno del Cancro e con ascendente Sagittario.

 

Fermiamoci un attimo e proviamo già a domandarci: quale potrebbe essere la visione del mondo per un ascendente Sagittario con, per di più , Giove in prima casa ?

 

La vita è …un Grande Viaggio, volto soprattutto alla ricerca di qualcosa che appaghi l’esigenza dell’anima, di qualcosa che, seppur non ancora discriminata, si è fiduciosi che esista e possa soddisfare la sete di conoscenza.

 

Ma cosa cerca Hermann ? O anche, cosa fa cercare ai personaggi delle sue opere? Infatti, lui ha sicuramente proiettato e fatto agire ad essi le sue motivazioni più profonde ?

 

Scrive Hesse ad un suo lettore, riferendosi ai romanzi Demian e Siddarta:

 

“Demian sottolinea il processo di individuazione, il divenire della personalità, senza il quale non esiste una via superiore…Che mi sia noto anche l’altro aspetto del nostro compito e della nostra vocazione, quello più grande e divino: il superamento della personalità per divenire compenetrati da Dio, Lei lo ha appreso da Siddharta…”.

 

I due sono entrambi processi di Crescita e hanno sicuramente nello stimolo di Giove la propulsione per arrivare all’individuazione (Urano) e al ritorno verso l’Unità (Nettuno): l’energia simbolizzata da questi due pianeti avrà infatti un influsso notevolissimo sulla personalità di Hesse, come vedremo più avanti.

 

Ma le personali aspettative su un mondo pieno di opportunità, di possibilità, per procedere verso un continuo miglioramento di sé, vengono subito messe in discussione dall’opposizione che Mercurio lancia dalla settima, dalla stessa quadratura di Mercurio con Luna/Saturno e dal progressivo avanzare della prima casa in Capricorno.

 

Hermann, infatti, dovrà da subito relazionarsi con un mondo rigido e severo, impiantato su un’educazione protestante di tipo pietista, in cui vengono esaltate soprattutto le dinamiche non evolute di Saturno: “…Tutto odorava di severità, di legge, di responsabilità, di padre e di Dio…”.

 

La realtà ordinaria (Mercurio/Saturno) percepita da Hesse è quindi in netto contrasto con le sue ampie visioni e sarà sempre fonte della sue conclamate difficoltà relazionali verso l’esterno, basti pensare alla sua decisione di non presenziare personalmente il ricevimento del Nobel e a quanto scrisse sul cancello della casa a Montagnola, dove trascorse gran parte della vita: “Niente visite, per favore”.

 

Ma è essenzialmente la sua natura, particolarmente sensibile e bisognosa di stabilità emotiva (ben rappresentata da 5 pianeti in Acqua, tra cui spicca la Luna/Pesci e il Sole/Cancro) a essere percossa da questo ambiente grave e austero.

 

La seconda casa (in Capricorno/Acquario/Pesci) evidenzia infatti una fase di simbiosi dove la figura materna non sembra percepire correttamente i bisogni profondi del bambino (Luna quadrata a Mercurio), non riesce a nutrire e a infondere sicurezze e fiducia (Luna quadrata a Giove), ma sembra anzi compensare il suo bisogno inconscio di autonomia richiedendo al figlio di farsi forzatamente indipendente (Luna congiunta a Saturno).

 

Nel romanzo Narciso e Boccadoro, Hesse fa corrispondere le dinamiche non risolte nella sua fase di simbiosi alla figura della madre di Boccadoro, fuggita dalla famiglia quando il bambino era ancora in tenera età: tutto il vissuto di Boccadoro sarà una continua ricerca della figura materna che proietterà su ognuna delle sue amanti (Luna in trigono a Venere in settima), fino al punto di esclamare in punto di morte: “…Ma come puoi morire, Narciso, se non hai una madre ? Senza madre non si può amare. Senza madre non si può morire…”.

 

La Luna congiunta a Saturno esprime inoltre una certa difficoltà proprio nel periodo infantile, sicuramente avvertita da Hesse: e Narciso, infatti, rimprovera a Boccadoro – “…Hai dimenticato la tua infanzia, e dalle profondità della tua anima essa ti cerca. Ti farà soffrire finché non le darai ascolto…”.

 

D’altra parte la Luna in Pesci ci fa vedere comunque una madre che, inconsciamente, trasmette al figlio un’estrema capacità di sentire, capacità che gli permette, nella labilità dei confini nettuniani, di percepire indicibili sensazioni emotive e ad appagarsi di se stessa, permettendo così al piccolo Hermann di poter isolarsi e di continuare a vivere nel suo mondo.

 

Nella fase di separazione, ottava casa, troviamo Urano.

 

E’ una separazione improvvisa, forse anche precoce, certamente non maturata sulle piccole, “normali” conquiste quotidiane che portano gradualmente il bambino a sentirsi un essere separato dalla madre: in altre parole, Hermann è “intollerante” alla fase simbiotica; e così come vuole uscirne al più presto, così bruscamente Siddharta e Boccadoro decidono di separarsi dal loro mondo di sicurezza acquisite dall’esterno (rispettivamente, dalla casta brahminica e dal convento religioso).

 

Dati i presupposti, non possiamo meravigliarci ci come l’impatto del piccolo Hermann verso l’ambiente circostante sia stato caratterizzato da privazioni e difficoltà esplorative (Saturno in terza casa) e, forse, anche da grande senso di solitudine.

 

Anche qui viene in soccorso la Luna che permette a Hermann di fantasticare negli spazi nettuniani; ma sarà la stessa Luna, congiunta a Saturno, a predisporre il terreno per lo sviluppo delle funzioni cognitive, rappresentate dall’opposizione Giove-Mercurio.

 

Nel suo romanzo, Narciso scrive a Boccadoro: “…ti dissi sempre che non eri fatto per diventare un pensatore…e che in compenso tu eri un dominatore nell’ambito delle immagini…”; e Boccadoro: “…temo che non riuscirò mai a farmi un’idea del tuo mondo di pensiero, dove si pensa senza immagini…”.

 

Su questa dialettica, su questa impossibilità di mettere insieme il mondo razionale e quello fantastico, poggia la base del pensiero di Hesse.

 

 

 

La fantasia, la capacità immaginativa, già stimolata a dismisura dalla Luna pescina e supportata dall’invito uraniano verso l’autenticità e il decondizionamento da rigidi schemi, si scontrano con la con la tendenza saturnina a cristallizzare il pensiero, con la necessità mercuriale di definire, catalogare, discriminare: in altre parole, con la realtà convenzionale.

 

L’attrito che ne nasce è descritto in tutti i suoi romanzi e sarà nel “Lupo della Steppa” che Hesse racchiude in un’unica entità l’insieme dei fattori standardizzanti che combattono l’aspirazione al divenire interiore, la Borghesia: “…il mondo è, e forse lo sarà ancora a lungo, nelle mani dei Grands Semplificateurs…”.

 

Hesse affermò sempre il principio di superiorità dell’esperienza acquisita (Giove) sulla conoscenza intellettuale (Mercurio).

 

Nel frattempo, progressivamente, viene delineandosi sempre di più la figura paterna.

 

In quarta casa, Ariete, troviamo Nettuno in sestile al Sole, che a sua volta è in trigono a Marte e Saturno.

 

Non possiamo quindi negare una forte componente di emotività e sensibilità nel padre di Hermann (o, almeno, possiamo dire che Hermann comunque percepisce il padre attraverso gli occhi di questo pianeta), ma è soprattutto una sensibilità religiosa intensa, nonché un desiderio di andare al di là.. che però veniva tenuta a bada da una altrettanto forte religiosità dogmatica, chiusa ed improntata di precetti moralizzanti: “…correvo e correvo, il sudore sulla fronte, e dietro di me correva la colpa e, grande enorme, correva l’ombra di mio padre, l’inseguitore…”; e anche: “…non potevo disprezzare mio padre, era troppo distinto, troppo perfetto, non aveva mai torto. Di fronte a lui si diventava sempre piccoli e meschini…”.

 

Da questi ricordi infantili possiamo notare come le tipiche dinamiche saturninee regolino il rapporto con l’autorità, concepita come intimante ed anche irraggiungibile.

 

La presenza di Nettuno in quarta casa in sestile al Sole ci può far pensare a una figura paterna comunque assente dalla relazione profonda con il bambino, una figura con cui sarà difficile modellarsi durante il periodo di identificazione.

 

Tuttavia Hermann, sulla base del poroso impianto emotivo costruito inconsciamente nella relazione con la figura materna, percepirà anche l’aspetto spirituale del padre che svilupperà in futuro utilizzando anche quel Marte in Pesci che gli darà l’opportunità di offrire ricovero ai profughi tedeschi durante la II guerra mondiale, così come il padre mostrava la sua natura nettuniana assistenziale presso le missioni religiosi in cui svolgeva servizio.

 

 

 

D’altra parte, Nettuno in quarta casa simboleggia un inconsistente, o almeno confuso, supporto dell’ambiente familiare verso lo sviluppo delle capacità di autocontenimento, autorassicurazione del bambino: “…era paura, paura e insicurezza ciò che provavo in quelle ore della mia turbata felicità infantile…”. L’eredità familiare paterna è proprio in quel Nettuno che lo porterà nel tempo a sentire ciò che si muove attorno a lui, al di sotto della coscienza.

 

 

 

La difficoltà a interiorizzare un valido modello di contenimento, capace di sostenere emotivamente quei momenti di disagio interiore che immancabilmente si verificano nel vissuto di ogni persona, sarà alla base un evento particolarmente drammatico della vita di Hesse, durante il periodo adolescenziale.

 

Laddove la presenza di Plutone in quinta casa possa rappresentare, a livello progettuale, un intenso potenziale creativo raggiungibile soltanto attraverso il riconoscimento, l’elaborazione e l’integrazione delle risorse ancora nascoste, all’età di 4 anni, quando questo processo è pressoché impossibile, l’intervento plutoniano rischia di far costruire un falso sé per assoggettarlo alle direttive esterne, rinnegando quindi i propri valori originali.

 

Ma, nel caso di Hesse, il concomitante intervento di Urano infonde, da subito, una prima scossa al tentativo di falsa strutturazione dell’identità e figuriamoci quindi quale impatto possa aver avuto tale aspetto in un contesto familiare così rigido.

 

Hermann esprime infatti i primi tentativi di ribellione verso l’ambiente genitoriale, e la madre scriverà al marito assente: “…Prega insieme a me per il piccolo Hermann. Il bambino ha una forza di volontà così decisa….Che ne sarà di lui ?..Rabbrividisco solo al pensiero per ciò che una falsa e debole educazione potrebbe fare del piccolo Hermann…”.

 

 

 

Quindi, come se il bicchiere non fosse già colmo, Hermann viene mandato, all’età di 6 anni, in un collegio missionario maschile, dove potrà vedere la sua famiglia solo la domenica.

 

L’approccio di Hermann alle esperienze della sesta casa, considerata come necessità di adattamento alle regole sociali, di definizione dei confini personali, di riconoscimento di un contesto “unificante” nei suoi parametri di esistenza, sarà decisamente traumatico. Al di là, infatti, del fragile senso di orientamento e della sensazione di non essere compreso (Luna quadrata a Mercurio); dell’introversione di fondo basata sulla difficoltà a socializzare, derivante dalla incombente costrizione genitoriale a reprimere l’innocente espressione dei propri pensieri (Saturno quadrato a Mercurio); e dell’eterno contrasto tra le immaginifiche visioni interne e la percezione della realtà ordinaria (Giove opposto a Mercurio), è soprattutto la sua anima interiore (Luna in Pesci) che, nella sua profonda essenza di diversità e di evasione in mondi fantastici, contesta tutte le condizioni richieste dalla sesta.

 

Scriverà infatti, da adulto: “…E così, di scuola in scuola si ripete lo spettacolo della lotta fra la legge e lo spirito, e sempre di nuovo vediamo Stato e scuola impegnati fino all’ultimo respiro a fiaccare alle radici quegli spiriti profondi e preziosi che ogni anno fanno la loro comparsa…Con un po’ di ironico scetticismo si può uccidere, in un giovane, un enorme futuro…”.

 

All’età di 11 anni Hermann Hesse entra nel ginnasio che frequentò controvoglia, pur risultando tra i primi della classe.

 

Simbolicamente questa età è associata alla settima casa dove si accede alle esperienze relazionali con gli Altri; i quali, impugnando lo “specchio di Venere”, ci riflettono le nostre parti non ancora illuminate, consentendo di “conoscerci”.

 

Nella casa incontriamo Mercurio in Gemelli, e vediamo cosa scrive Hesse su quel periodo, riferendosi ad un compagno di scuola: “…Ciò che mi attirava in lui non era la sua persona ma…una certa insolente capacità di vivere, una familiarità con le piccole cose della vita…con le botteghe e le officine, merci e prezzi…Rideva di battute e barzellette…”.

 

Una descrizione migliore di Mercurio in Gemelli ?!?

 

Hermann cerca nell’amico il suo senso di adattamento sociale: la capacità di contatto, di comunicare con la cosiddetta “realtà”; la leggerezza innocente che si richiede, talvolta, per ridere delle cose della vita.

 

Anche nel Romanzo “Il Lupo della steppa”, il personaggio principale, Harry Haller, allorché uccide “per amore” la sua compagna, viene condannato, nell’allegoria generale dell’opera, non perché ha commesso un omicidio, bensì perché non aveva mai “imparato a ridere…”.

 

L’implicita ammirazione per i compagni che riescono a essere “in armonia” con il mondo, a provare un senso di benessere nella partecipazione e nello scambio con gli Altri, porta Hesse a considerare il suo senso di valore personale.

 

La Venere in settima casa fa aspetti con Saturno, Luna, Plutone e Giove.

 

Anche in questo caso, Hesse scriverà: “…già fin d’allora…i sentimenti erano quelli che dovevano restare per sempre: l’incertezza del proprio valore (Saturno), un continuo oscillare fra… un idealismo al di sopra delle cose e del mondo (Luna, Giove) e un naturale appetito dei sensi (Plutone)…”.

 

Soprattutto, però, nella settima casa Hermann traguarderà, sebbene ancora acerbamente, una prima comprensione dello scopo della sua vita: “…a tredici anni mi fu chiaro che volevo diventare poeta, o niente…”.

 

Trovare se stesso nell’ambito delle relazioni (Sole in settima) sarà la grande costante nella vita di Hesse.

 

Ma non abbiamo detto, precedentemente, che Hesse fu sempre restio al contatto con gli Altri, chiuso a una partecipazione diretta e scambievole con il mondo circostante che non lo comprendeva (quadratura terza-settima) ?

 

Quali sono queste relazioni entro cui può tentare di scoprire la sua identità ?

 

E’ difficile trovare nei rapporti esterni la soddisfazione delle aspettative di una Venere in settima: è troppo legata a un ideale di Bellezza, di Armonia, di Amore che l’Altro difficilmente può corrispondere e appagare: “…Non c’è felicità nell’essere amati. Ognuno ama se stesso. Ma amare, questa è felicità…”.

 

La sua è una relazione “intra-personale”, un dialogo segreto e nascosto con le immagini idealizzate dell’Anima, le uniche capaci di placare l’ansia della sua dimensione interiore.

 

Viceversa, Hesse darà voce a questa esperienza nel mondo degli “uomini-bambini”, riconducendola, in forma artistica, nel viaggio dei protagonisti dei suoi romanzi verso l’Amore, in cui ciascuno incontra l’Altro, e dietro l’Altro, se stesso: Erminia nel Lupo della Steppa, Kamala in Siddharta, ogni donna conquistata da Boccadoro, permette a ognuno di recuperare le parti inconsce ancora non vissute.

 

Anche il senso di appartenenza del Cancro, vissuto precariamente nei confronti dell’ambiente familiare, viene dilatato in termini assoluti: “…Chi ha imparato ad ascoltare gli Alberi, non desidera più essere un albero. Desidera soltanto essere ciò che è. Questa è Patria…”..

 

 

 

All’età di 14 anni Hermann deve soggiacere all’ennesima disposizione paterna: viene fatto entrare in seminario, con il chiaro obiettivo di aggiungere un nuovo, futuro, missionario alla già ricca collezione di famiglia…

 

Dopo soli sette mesi la sua intolleranza nei confronti di qualsiasi autorità lo induce alla fuga: ma viene fortunatamente ritrovato il giorno successivo. La famiglia, costernata, lo invia presso un loro amico, un pastore esorcista, “perché gli si tolga il diavolo dal corpo”.

 

Prima di addentrarci ad analizzare l’ottava casa, occorre fare un breve accenno alla tematica delle risorse personali, esterne e interne.

 

Mentre la seconda casa, con la qualità dei segni e dei pianeti coinvolti, rappresenta l’insieme delle risorse che troviamo a disposizione da subito e di cui ci appropriamo mediante l’interazione con l’ambiente natale, e che solo dopo un attento processo di affinamento possiamo convertire in capacità, l’ottava casa ci mostra invece quali sono le nostre risorse interiori, più profonde e nascoste, accessibili solo dopo una “discesa agli Inferi”, attraverso una sofferta attività di introspezione, di riconoscimento, dove bisogna saper lasciare quello che non serve più e far tornare a nuova vita quello che veramente ci appartiene.

 

La seconda casa di Hesse inizia, anche se per poco, in Capricorno e termina in Pesci: in altre parole, nella seconda casa troviamo tutti i segni che simbolicamente sono associati alle 3 case dell’ultimo quadrante. All’interno, c’è Marte nel segno dei Pesci.

 

Le qualità rappresentate dai tre segni rispecchiano efficacemente quanto Hermann già sente chiaramente all’età di 14 anni: una forte determinazione verso l’autonomia (Capricorno); una lampante autoconsiderazione della sua individualità e originalità (Aquario); una inquietante capacità di sentire e vivere, nel profondo della sua anima, tutta la sua “diversità” rispetto ai modelli imposti dal mondo convenzionale (Pesci); una potente spinta ad acquisire la sua indipendenza (Marte congiunto a Saturno).

 

Con queste potenzialità e sulla sensibile matrice emotiva (Luna) tendente a sconfinare nel fantastico, nella bramosia di raggiungere con l’anima orizzonti sempre più vasti, Hermann si accinge a vivere la sua ottava casa, adolescenziale, proprio nel momento della massima costrizione esterna, dove viene violentato dall’esaltazione mistica dei suoi genitori.

 

Come ci si può liberare dal Padre, dalla struttura bloccante e autoritaria che limita l’espansione dell’Io ?

 

Semplice !…Chiedendo aiuto…al Nonno !

 

Urano in ottava, quasi per atavico senso di vendetta, sembra mettersi d’accordo con il Nipote (Giove) per rovesciare l’ordine costituito…e lo istiga a considerare il senso della vita, le sue aspettative, le sue ambizioni, la sua vocazione…Ma il terreno è fragile…:si avverte l’incertezza interiore proveniente dal mancato soddisfacimento dei bisogni infantili (aspetti alla Luna), si sente una ancora debole fiducia nei valori personali (aspetti a Venere), si rimugina sul mancato riconoscimento della propria unicità e potenzialità creativa (aspetti a Plutone in quinta) e, infine, ecco imperante l’eterna incapacità a rapportarsi con la realtà quotidiana (aspetti a Mercurio).

 

Prima dell’esorcismo, giunto al limite della sopportazione, Hesse tenta il suicidio: ma la pistola si inceppa… (piccola nota: a testimonianza di quanto i genitori di Hesse siano stati particolarmente castranti verso una libera e individuale crescita interiore dei figli, occorre dire che, dopo alcuni anni, la pistola in questione – nel caso di Hans, il fratello più piccolo di Herman – …funzionò benissimo e questi si suicidò).

 

 

 

Tornando quindi al discorso delle risorse interiori dell’ottava casa, la profonda crisi interiore che attraversò Hesse lo portò davanti al “Signore del Cambiamento”, rendendolo capace di rompere gli schemi ormai obsoleti e vincolanti: come sempre però, se non c’è una matura struttura interiore pronto ad accoglierlo, gli effetti sono dirompenti.

 

Ma ormai l’esperienza è fatta e Urano rappresenterà davvero, adesso, quella capacità interiore di Hermann per ribellarsi in maniera aperta e dichiarata verso l’autorità paterna.

 

A nulla varranno i successivi provvedimenti del padre di rinchiuderlo presso un istituto per malattie mentali (leggi manicomio): Hesse sarà sempre cosciente del suo diritto all’indipendenza, all’individualità, alla necessità di rompere con la tradizione.

 

Se il suo Marte era dapprima frenato e aveva difficoltà a imporsi (Marte congiunto a Saturno), ora viene riconsiderato nella sua propulsione verso l’autonomia, nel necessario senso di affermazione che deve essere al servizio dell’Io: “ …perché l’azione, la buona radiosa azione, amici miei, non viene dal fare, non deriva dall’attivismo, non è frutto della diligenza e del martellare. Essa cresce solitaria sui monti, cresce sulle cime, dove sono silenzio e pericolo. Sgorga dal dolore…”

 

Hermann, infatti, tempesterà di lettere suo padre denunciandolo, senza mezzi termini, come regista assoluto delle sue condizioni e, risoluto, lo affronterà anche in termini religiosi.

 

Scriverà infatti dall’Istituto. “…Impiegherò le mie ultime forze per mostrare di non essere una macchina che è sufficiente caricare…se volete scrivermi ancora, per favore, basta col vostro Cristo…io sono un uomo buono come Gesù, ma non sono docile come il giudeo io…”.

 

Dopo circa sei mesi, Hermann viene dimesso e frequenterà di nuovo il ginnasio; non riuscirà a portare a termine gli studi che proseguirà da autodidatta nella vasta libreria del nonno, in cui iniziò a scrivere i suoi primi romanzi.

 

Per concludere, a testimonianza del particolare rapporto che Hesse ebbe con la Realtà (Giove/Nettuno – Mercurio/Saturno) dall’infanzia fino al giono della sua morte, riporto un ultimo, breve, commento:

 

“…Un altro rimprovero che mi viene fatto sembra anche a me molto giusto: mi si nega il senso di realtà. Tanto le opere che scrivo che i quadretti che dipingo non corrisponderebbero al reale.

 

Questo rimprovero devo accettarlo.

 

Confesso che la mia stessa vita assai spesso mi sembra proprio come una favola, e sovente, il mondo esterno mi appare con l’intimo mio in rapporto unisono, che davvero chiamerei magico…”.

 

 

Fonti

 

Dai libri di Hermann Hesse

– Il Lupo della Steppa

– Siddharta

– Narciso e Boccadoro

– Il coraggio di ogni giorno

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