Venere, la ragazzaccia dell’olimpo e dello zodiaco

Venere, la ragazzaccia dell’olimpo e dello zodiaco

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di Giuse Titotto

Com’è noto – e da molti accettato – Lisa Morpurgo
ipotizzò l’esistenza di quattro Zodiaci che si sovrappongono e si completano.

Il nostro Zodiaco “A” maschile ha sullo sfondo lo Zodiaco “B” femminile, nel
quale rimangono fisse le posizioni dei segni ma mutano le posizioni dei pianeti
in esaltazione e dei luminari in domicilio.

I pianeti dello Zodiaco “B” agiscono per trasparenza anche sui nostri segni che
diventano così un’altra cosa e propongono una interpretazione più completa e
convincente.

La “trasparenza” secondo Lisa Morpurgo porta nel nostro Zodiaco una specie di
nostalgia dei pianeti che stanno dietro, sullo sfondo.

È logico supporre che la nostalgia nasca dalla memoria di un passato che si
conosce ed è accettato – oppure di qualche cosa che non si conosce, che non si
sa di conoscere, ma che resiste nei ripostigli segreti della mente.

Possiamo pensare allora che nello Zodiaco “A” si trovi in trasparenza la memoria
di un passato “B”.

Il pianeta che ci interessa particolarmente in questo incontro è Venere, che si
trova in trasparenza nei Pesci, segno che la ospita anche secondo la tradizione.

La trasparenza di Venere nei Pesci potrebbe suggerire che proprio qui si trovi
la più antica “memoria” della sua simbologia, perciò ipotizziamo in questo segno
la sua nascita, secondo quanto ci suggerisce la mitologia greca.

Come sappiamo, Venere sorge dal mare/Pesci e nasce adulta, nuda, ritta su una
conchiglia.

È senza madre, come Eva non ha ricordi d’infanzia, non ha imprinting né esempi
da seguire, è puro istinto. Ed è istinto sessuale.

La conchiglia sulla quale ella posa è il simbolo della sessualità femminile – in
quanto per la sua forma aperta ed accogliente richiama la vulva – ed esprime una
sessualità non problematica, non intellettuale o intellettualizzata, non educata
alla morale, creata per godere e dare godimento. È il tipo di amore che Venere
propone appena nata ed al quale rimane fedele nei vari episodi della sua vita,
che non è “storia” ma appunto fatta di “momenti” , di espressioni fugaci, di
infedeltà. Come non ha passato, così non ha futuro. Arriva, innamora, se ne va.

Oggi potrebbe chiamarsi “Bocca di rosa”.

Nei Pesci esiste dunque una lontana seppure inconsapevole memoria di Venere.

Perché inconsapevole? Dopotutto qui c’è la Luna in esaltazione e la Luna è
notoriamente la memoria. Eppure in questo segno, per quanto riguarda Venere, non
esprime la memoria di un passato concreto, vissuto, di una affettività più o
meno appagata né dell’Io presente e attivo. Sia per la presenza di Nettuno sia
per la cosignificanza con la casa dodicesima, la memoria dei Pesci è vaga, si
perde nell’immensità, con un senso indefinibile e sfuggente del dèja-vu, di una
inafferrabile continuità di passato-futuro che si salda nel cerchio senza tempo
dell’eternità, di una continuità di vita ben diversa dalla continuità materiale
della procreazione. La Luna dei Pesci non è madre, è soltanto sogno e fantasia,
possibilismo astratto, perciò Venere nei Pesci non è materna, perché non ha
ricordi materni. Illanguidita dalla mollezza lunare, stimolata al piacere da
Giove, trascinata da Nettuno alla fantasia ed alla mobilità sognante dell’onda,
Venere si esprime in una sessualità fine a se stessa ed è una sessualità
d’alcova, disinibita e spontanea.

Nei Pesci/casa dodicesima Venere è una ragazza libera, non conosce regole e
convenzioni sociali o morali, non è educata al “così fan tutte” perché queste
sono le caratteristiche della opposta Vergine casa/sesta. È là che viene
considerata trasgressiva ogni manifestazione di indipendenza, di ignoranza della
legge e di allontanamento dai suoi dettami. Anche morali e sessuali.

Venere nasce in uno spazio senza limiti e senza regole perciò non trasgredisce,
si vive secondo la sua natura, non prova sensi di colpa per il suo modo di
essere.

È la Vergine/casa sesta, depositaria della norma e dell’adeguamento alla
normalità, che sente il disagio della scelta alternativa – e trasgressiva – e la
vive come una colpa o la traduce nel senso di colpa, perché sa riconoscere la
differenza tra la sottomissione e la disubbidienza, sente la responsabilità di
una scelta contro corrente.

Ma Venere non va contro corrente, segue la sua personale corrente con
naturalezza, visto che non ha scelto come e dove nascere – come non scegliamo
noi. Ognuno si trova nel posto assegnato dallo Zodiaco – o dalla Vita – per
l’armonia e la completezza dell’insieme.

La memoria della trasparenza dice a Venere che lei è nata nei Pesci, che quello
è il suo posto in un ambiente libero. Lei non ebbe genitori e non è iscritta
all’anagrafe, che si trova nella casa sesta ed è il primo condizionamento,
perciò l’osservanza delle regole non la riguarda.

Inoltre, i sensi di colpa presuppongono capacità di scelta dopo ripensamenti e
macerazioni – ma Venere non pensa, non è intelligente o meditativa, è soltanto
bella e sensuale.

È vero: Venere è bella, anche troppo bella nella sua nudità e deve essere
rivestita prima di essere accompagnata sull’Olimpo e presentata agli dèi. Da
questi è subito accettata ed anche subito usata: per sanare antiche questioni
tra Zeus (con la sua ghenga) ed Efesto, è costretta ad un matrimonio combinato,
non sentito e non voluto, con un dio brutto e sciancato, non ammesso al
banchetto degli dèi proprio perché rozzo e sgradevole.

“La Bella e la Bestia”, nulla di nuovo sotto il sole…

Così, privata della sua bella caratteristica di donna libera, forse facile ma
felice, si ritrova moglie non innamorata, nel suo domicilio primario della
Bilancia/casa settima, sorvegliata a vista da un duro Saturno, moralissimo nei
costumi, intransigente nel rispetto dei patti, refrattario alla libera
espressione sessuale. Se su di lei incombe in esaltazione Saturno poco o niente
comprensivo, a fianco c’è l’utero/Ics, con esigenze ancora inappagate, con
pretese di usare la seduzione di Venere per attrarre il maschio e conquistare il
seme che finalmente potrà colmare la sua vacuità. Ma sappiamo che Venere non è
allenata alle regole, così rigide in questa casa, e non riesce a comprendere
l’importanza dei “patti” coniugali, imposti da un contratto che non le dice
assolutamente nulla.

Una situazione simile sarebbe un supplizio per la povera fanciulla se non si
ritrovasse accanto, proprio nella Bilancia e nella casa fredda delle unioni
interessate, un vecchio amico: Nettuno, l’ispiratore delle fantasie più belle,
conosciuto ed amato nei Pesci al momento della sua nascita dal mare. Qui Nettuno
è in trasparenza e le riporta la memoria della libertà perduta, risveglia in lei
la nostalgia delle sue gioiose donazioni, ora vietate dalla impietosa
sorveglianza di Saturno – ed è la nostalgia della sua primitiva essenza e
sostanza di creatura istintiva nata per l’amore libero.

Ella sente nascere allora la voglia di ritrovare la sua antica libertà amorosa
dei Pesci/dodicesima e Nettuno le infonde il desiderio e la capacità di variare
il ruolo che le hanno imposto. Dopo aver conosciuto la durezza della regola,
conosce la voglia della trasgressione, che è la voglia del peccato.

Il concetto di peccato nasce nella casa settima, dove si giudica e si condanna.

Nel matrimonio imposto come patto di convivenza e non di scambio d’amore – per
soddisfare interessi anche altrui e sicuramente anche del marito – la ragazza
privata della sua libertà non è felice. Il suo bel corpo bianco non ha fremiti
sotto le mani callose e pesanti del fabbro che subisce il fascino della sua
fucina più di quello della bella moglie.

Questo tipo di marito è brutto e sgraziato, rozzo e poco presente. Lei non gli
trova attrattive, né fisiche né amatorie. Chiusa in casa, inappagata da ciò che
un marito frettoloso e senza fantasia le chiede per dovere, cerca svago nel
rendersi più bella e attraente, inventa nuovi abbigliamenti e nuovi look, in
attesa che qualcuno la noti, inventa l’alta moda, inventa poesie ma è troppo
sola e si annoia. Per chi si fa bella se l’uomo che le sta accanto non la vede?
A chi dedicare le sue poesie d’amore e di desiderio? Si affaccia alla finestra,
come ogni moglie infelice e vede un attraente dirimpettaio nel segno di fronte
al suo: nell’Ariete c’è Marte, bello, gagliardo, ben dotato, ansioso di
conquiste, che apprezza il fascino della seducente ragazza che ha come simbolo –
glielo si legge negli occhi e in tutto l’atteggiamento – la “conchiglia”…

Il peccato è inevitabile.

Non si fa per tradire il marito né per prendersi gioco di quel poveraccio tutto
preso dal suo lavoro di fabbro ma poco presente nel letto coniugale – non c’è
malizia nel loro peccato – lo fanno perché non possono farne a meno, perché lui
è Marte e lei è Venere, perché si completano e si attraggono. E perché la
clandestinità è il loro destino.

Infatti, mai nello Zodiaco li troviamo affiancati.

Sono sempre in posizione contrastante, che crea anche il gusto della conquista e
del piacere proibito, se vogliono stare insieme e godersi devono per forza
saltare la siepe…

Infatti:

Venere è in trasparenza nei Pesci,

Marte è in trasparenza nella Vergine. Sono opposti.

Venere è in domicilio in Bilancia,

Marte è in domicilio in Ariete. Sono opposti.

Venere è in domicilio nel Toro,

Marte è in domicilio nello Scorpione. Sono opposti.

Venere è in esaltazione nel Cancro,

Marte è in esaltazione nel Capricorno. Sono opposti.

E ancora, tra Venere Bilancia e Marte Capricorno c’è una quadratura… c’è sempre
la siepe, non c’è altra possibilità che il peccato.

Venere non vorrebbe suscitare scandali che mortificherebbero il marito, non è
rancorosa né vendicativa, quel povero storpio non è cattivo – è soltanto carente
e non è che la tratti male, semplicemente ha esigenze diverse dalle sue, perché
farlo soffrire?

Non è la prima volta che lo tradisce ma prima l’aveva fatto con leggerezza,
aveva avuto rapporti con dèi e con mortali, purchè belli; e ne aveva anche avuto
dei figli.

Ma erano state scappatelle per ammazzare la noia, cioccolatini gustati per
recuperare la dolcezza che un marito disattento le aveva negato. Efesto aveva
chiuso un occhio o magari due, forse non se n’era neppure accorto, lui si
affumicava beato sui suoi ferri, la sua creatività era appagata così. Oggi
avrebbe la sua industria, la sua cassaforte, i suoi impegni politici sociali
finanziari, potrebbe essere uno gnomo svizzero sepolto nel caveau sotto una
banca invece che nella fucina sotto l’Etna.

Ancora una volta, nulla di nuovo sotto il sole… cambia la forma ma la sostanza è
la stessa.

Con Marte è una relazione diversa, l’attrazione è invincibile, sta diventando
una cosa risaputa ormai e qualcuno si prende il mal di pancia di riferirlo ad
Efesto, magari con una lettera anonima – e lui forse per la prima volta si sente
brutto e nano, ne soffre e non accetta l’affronto di questo supermuscolo nel
letto della moglie.

Primo investigatore privato nella camera coniugale, fa le sue indagini, cerca le
prove inoppugnabili del tradimento e prepara la trappola: finge una partenza per
lavoro, proprio come fanno oggi tanti mariti prima indifferenti alle esigenze
della moglie poi spaventati dall’idea di poter essere soppiantati da qualcuno
meglio dotato e più presente. Sorprende i due amanti nudi, avvinti da una
passione a lui sconosciuta in un amplesso cieco e sordo al pericolo, li “blocca”
nell’atto del peccato, li immobilizza nella rete magica che aveva preparato in
precedenza. Oggi userebbe una macchina fotografica o meglio una telecamera e
probabilmente si rivolgerebbe a qualche abilissimo Tomponzi.

Poi chiama i signori dell’Olimpo quali testimoni del fatto che sua moglie non è
virtuosa, che gli hanno rifilato una sposa infedele, pensa di esporre i due
colpevoli al pubblico ludibrio e di suscitare la comprensiva indignazione, ma
gli dèi ridono. Da sempre si ride dei mariti traditi che non pensano quanto li
renda ridicoli la pubblica esposizione del loro “berretto a sonagli”, per dirla
elegantemente con Pirandello. E nello stesso tempo ignorano quanto il peccato
renda appetibile la moglie fedifraga.

Infatti davanti a Venere e Marte esposti nella loro nudità e nell’evidente atto
di congiunzione, perfino Mercurio si sente eccitato e afferma pubblicamente che
non esiterebbe a prendere il posto del fortunato amante che può godere di tanta
bellezza.

Naturalmente si parla di divorzio – che forse proprio in questa occasione si
pone nella casa settima, la stessa dove si fanno i contratti poi si sciolgono! –
con tanto di causa e richiesta di risarcimento danni da parte di Efesto,
l’offeso.

Oggi si parla di “alimenti”.

Nei tempi passati dell’umanità – e forse ancora oggi presso alcune tribù – si
trattava più semplicemente di un mezzo per giustificare l’appropriamento della
dote della sposa respinta o della richiesta di restituzione del prezzo pagato
per l’acquisto della moglie.

Nel caso di Venere, si mormora che il riscatto sia pagato da Nettuno, per
convincere il marito inferocito a sciogliere i nodi della rete magica.

Venere corre a nascondersi in una sua isola, non per vergogna certamente, ma
perché schifata dai pettegolezzi del suo mondo e dalla intolleranza per il
vecchio sciancato marito. Se avesse una mamma, tornerebbe da sua madre.

Poi pare che in seguito, da vera ragazzaccia di buon cuore, ricompensasse in
natura sia Nettuno per aver pagato il riscatto sia Mercurio per averla
pubblicamente apprezzata nella sua dote più evidente.

Naturalmente la storia si ripete oggi e sempre nello spazio della casa settima e
della Bilancia, quando è la libera fantasia di Nettuno in trasparenza a
sciogliere le catene del perbenismo voluto dal segno e dal settore.

Quando invece prevale Saturno, anche lui abitante della Bilancia e della
settima, allora la sposa virtuosa dimentica il suo passato libero, accetta le
regole e si adatta alle esigenze dell’utero/Ics e si trasferisce nel Toro, dove
la padrona del domicilio primario è Ics, matrona, la vacca sacra finalmente
appagata perché l’utero è sazio e pieno. Lo spazio di Venere nel Toro è nella
dépendance, cioè nella decade del domicilio di base o secondario, dove se ne sta
buona e quieta senza grilli per la testa. Anche perché è ancora presente
Saturno, in trasparenza, a suggerire buon senso e quiete e non è più così
cerbero, perché qui non ci sono patti da osservare ma benessere da godere ed
anche perché se è vero che Marte è sempre nella casa di fronte, l’ottava
cosignificante dello Scorpione, è anche vero che non è più così allupato da
saltare la siepe, anzi lo steccato. Marte in Scorpione prende quello che capita,
non si spreca in conquiste ed oltre tutto ha altri interessi, tipo la politica
la guerra e gli intrighi mafiosi, caratteristiche che non sono così
irresistibili ad una Venere taurina.

Nella sua nuova residenza Venere ritrova Giove, già amico nei Pesci, che ancora
le propone la gioia e il piacere, sfruttando quanto la nuova dimora può offrire:
una sessualità condivisa con Ics, appagata in famiglia; sicurezza, agiatezza,
una bella casa, la piacevolezza del buon vivere – cose finora sconosciute alla
ragazzaccia, ormai vicina alla maturità, paciosa e arrotondata.

La bellezza non è più soltanto quella del suo corpo e del suo aspetto, è anche
il gusto di sentirsi sana, attorniata da una bella natura che potrebbe ispirarle
il desiderio di riprodurla su tela, con una grande casa a disposizione che
potrebbe ispirarla a far nascere proprio qui, nel Toro, la capacità di diventare
arredatrice. E Giove, quel golosone, le può insegnare i segreti della sana
cucina per la buona crescita dei figli e per l’energia dei famigliari – ma anche
la raffinatezza per ospiti buongustai.

Venere qui non è infelice, non ha ricordi della sua vita da ragazza e non ha
nostalgie.

Neppure qui è una vera madre, Ics gelosa dei figli come si conviene alla sua
natura uterina li possiede e li domina – tuttavia la maternità è presente nel
Toro e Venere, pur rifuggendo dalle responsabilità che si ritroverebbe col
fardello dei doveri materni, considera la posizione femminile che nella
maternità acquista potere e importanza. Il potere non le interessa, ma un po’
più di attenzioni non le farebbero male. Si rammenta di non avere una mamma,
immagina le tenerezze e le carezze che una mamma avrebbe potuto darle, a lei la
tenerezza piace sempre ed anche le affettuosità.

Allora ricorda di avere avuto nei Pesci un’altra alleata, la Luna – e la
riscopre come madre nel segno del Cancro, due isolati più in là: in questo segno
lei si propone in esaltazione, si affianca a Mamma Luna, dà sapore dolcezza al
suo latte, le insegna la tenerezza e con lei partecipa ad una maternità diversa
da quella taurina asciutta e possessiva: le due insieme creano un diverso tipo
materno, tenero e dolce, ancora avvolgente ma non con la smania uterina di
trattenere e possedere bensì con il calcolo mercuriale e la dolcezza del miele,
forse un po’ eccessiva, da carta moschicida, ma seppure con altri scopi e altri
mezzi anche qui si tenta di trattenersi accanto il figlio: nel Cancro Mercurio è
in trasparenza, come figlio prende e dà alla mamma tutte le tenerezze del mondo
e infine le trasmette capacità di calcolo, di valutare le sue possibilità di
sfruttamento della condizione di madre. Lei, Venere, non è materna; neppure nel
Cancro, neppure quando si identifica con la Luna che è la vera madre. Venere si
affianca alla Madre – prima Ics poi Luna – e ne sfrutta i vantaggi con la sua
capacità seduttiva, che eserciterà anche sui figli. Da loro vorrà ottenere le
attenzioni di cui ha bisogno, come compensazione della sessualità birichina che
come madre non deve più esprimere. Innamorerà di sé i figli, creerà a cosiddetti
“mammoni”, che anche da adulti saranno FIGLI, prima che uomini mariti e padri.

Nel Cancro non ritrova le fantasie di Nettuno, non ritrova i piaceri sensuali di
Giove, ma non è neppure bloccata dalla severità di Saturno. La Luna cancerina
non sa di sale marino, anzi è dolce come le acque di lago, innocente come i
ruscelli che si precipitano giù dalle rocce/Capricorno, e Venere ricorda che
l’acqua dopotutto è il suo vero elemento.

E torna a sognare. Non attrae i maschietti nelle primitive alcove della sua
splendente giovinezza, non cerca il peccato della seduzione fuori casa, ma non
si rassegna al ruolo di nutrice e di chioccia. Nel Cancro, sogna amori
impossibili che sfumano nelle notti di luna. Inventa il sentimentalismo e lo
vende per sentimento e riempie diari e diari delle sue memorie… perché qui la
Luna è ancora memoria, e Venere scrive e scrive di amori meravigliosi, forse
soltanto sognati o desiderati, o forse vissuti in modo del tutto personale ed
irreale, sovente unilaterale… poi versa lacrime sui sogni sognati e non vissuti.
È specializzata nei romanzi rosa, qualche volta inventa il lieto fine, qualche
volta le basta aver amato. O sognare di aver amato.

Forse qualche volta sogna di essere davvero “Bocca di rosa”.

Si china sulle “chiare, fresche e dolci acque” e lascia cadere una lacrima di
nostalgia per ciò che non ricorda di aver vissuto.

BIBLIOGRAFIA:

Tutti i testi di Lisa Morpurgo –

I miti greci – di R.Graves –

Comments

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Un commento

  1. Cristian

    “È senza madre, come Eva non ha ricordi d’infanzia, non ha imprinting né esempi
    da seguire, è puro istinto. Ed è istinto sessuale.”

    Non sono d’accordo nell’affermare che l’interpretazione di Venere si esaurisce affermando che si tratti di istinto sessuale.
    Affermerei piuttosto che si tratta di istinto tendente al piacere, “libidico”, che comprende il sesso, ma non esclude però il piacere ricavato dal cibo, o comunque qualsiasi altro piacere ricavato non solo dalla sfera sessuale (es. piacere ricavato dalla letteratura, piacere/soddisfazione nella produzione artistica/manualità)
    Affermare che Venere sia puro istinto sessuale è limitante. Venere è puro istinto al piacere, che assume aspetti diversi a seconda del contesto tema-natale dell’individuo.
    Tanto x fare 1 esempio banale: la mia Venere si trova in Gemelli: il piacere qui si manifesta con tutto quello che è prettamente “cervellotico”, compreso il sesso stesso, che non è più un qualcosa di meccanico/istintivo, ma diventa una sorta di gioco psicologico.

    C’è 1 altra affermazione che non condivido. La conchiglia-vulva. Non penso che si possa argomentare un Pianeta usando simbologia “spicciola” ricavata dalla semplice tradizione rappresentativa. Se dicessi “Mercurio ha le scarpe con le ali ai piedi.”… Embè? Questo modo di far combaciare il Pianeta-astrologia con il Pianeta-mitologia si basa solo ed esclusivamente su un “nome” in comune. L’astrologia può trarre inspirazione dal mito, ma il mito non deve essere il fondamento sul quale si basa l’interpretazione astrologica, che deve invece basarsi sull’indagine statistica delle persone. Se si osservasse che Venere in 1 determinata posizione indica la passione o meno dell’individuo per il caffè e decidessimo unanimemente di sostituire il nome Venere con Pianeta-Caffè, che fine farebbe il legame col mito? Dovrebbe essere tagliato, perché l’osservazione empirica dimostra qualcosa di diverso rispetto alla tradizione.

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