Il vino e la gente del vino

Il vino e la gente del vino

di Giuse Titotto

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Rome Wine Team Dalle Vigne SPA……..gente che ama e lavora nel vino….davvero!!!

Il mio primo approccio col vino risale alla primissima infanzia non per la solita sbronzetta dei bimbi che scolano i bicchieri degli adulti distratti ma perché una giornata particolare mi rimase impressa nella memoria stimolando la mia fantasia infantile.
L’esperienza rientra nell’atmosfera della settimana di Pasqua: nel pomeriggio del venerdì santo papà e zio imbottigliarono il vino perché c’era la “luna giusta”.
Aspettai la notte per vederla, quella “luna giusta”. Ma fui delusa perché durante la processione serale col Cristo morto – nel buio rotto soltanto dalle fiammelle dei ceri accesi sui davanzali delle finestre – si levò all’improvviso un vento furioso che spense i ceri, fece sbatacchiare le imposte, tentò di rubare sottane e veli alle donne mentre il cielo divenne cupo e tra lampi e tuoni si scatenò un acquazzone coi fiocchi che inzuppò tutti. E la luna giusta?

“E’ il diavolo – sussurravano le donne sotto i portoni – è il diavolo che ci ha
messo la coda!”
Mi colpì quella stranezza della luna giusta di giorno e del diavolo di notte,
collegai il vino al Cristo morto e senza saperlo mi avvicinai ad uno dei più
grandi misteri del cattolicesimo.
Col tempo il diavolo stinse, la luna giusta rimase sconosciuta, il vino fermentò nella mia fantasia infantile e nel ricordo tutto divenne poesia.

Quando, alcuni anni fa, pensai di interpretare il mondo del vino applicando il codice zodiacale, forse aveva giocato la nostalgia di quella luna e la curiosità inappagata per una coincidenza che ancora sentivo misteriosa.
Iniziai dalla mitologia, quella greca classica, anche se la Grecia non era stata la prima a spremere l’uva. È noto che per i greci il dio del vino fu Dioniso. La “biografia”, se possiamo definirla così, di questo dio è piuttosto confusa: molte versioni lo presentano sotto vari aspetti e con volti diversi.
Consideriamo la leggenda più nota e forse meno antica (per motivi di tempo e spazio non saranno esaminate le altre) che ci propone delle corrispondenze precise: “Zeus amò Semele e la ingravidò ma la poveretta morì incenerita a causa di un brutto tiro che le aveva giocato Era, gelosa del marito. Zeus le strappò dal ventre il feto ancora vivo, se lo cucì nella coscia e lo portò a maturazione”.

Appare subito evidente il primo riferimento al segno dei Pesci:
– Zeus/Giove – vi si trova in domicilio
– Nettuno, che nel Sagittario corrisponde alla coscia, nei Pesci occupa il
domicilio primario
– Semele – è uno dei nomi o delle personificazioni della Luna, che sappiamo
esaltata in questo segno.
Inoltre potremmo vedere nella casa dodicesima, cosignificante dei Pesci/dodicesimo segno dello Zodiaco, la madre morta quindi assente.

Il mito di Dioniso, che fu considerato un dio femmineo, un dio “delle donne” –
quindi un dio lunare – offre altre considerazioni:
– bambino, fu abbigliato con abiti femminili perché Era non lo riconoscesse – ed
anche questa sostituzione di identità si trova nella casa dodicesima che rinnega
la fissità e la precisione anagrafica della opposta casa sesta –
– crebbe circondato soltanto da donne, prima nutrici e ninfe poi fedeli seguaci: le Menadi.
– quando scese agli inferi per cercare la madre/Luna dovette ricompensare
l’accompagnatore concedendosi “completamente, come una donna”.
Per questa visita agli inferi secondo alcune versioni fu sovrapposto ad Orfeo ed i “misteri dionisiaci” furono talvolta identificati o confusi con i “misteri
orfici”. Comunque sia sempre di misteri si tratta e quest’aura misteriosofica si adatta ancora alla casa dodicesima, così come le si adattano i vari riferimenti alla follia:
– folli ed invasate furono le Menadi –
– folli divennero le Minìadi e le Prétidi che avevano rifiutato i misteri ed il
culto di Dioniso –
– folle fu il comportamento delle Baccanti romane che arrivavano alla
autoflagellazione benchè il dio greco sbarcando a Roma fosse degenerato in
Bacco, dio orgiastico più che misterico, dedito ai piaceri sfrenati più che ai
riti sacri (forse la dolce vita romana non fu inventata da Fellini…)
Infine mi piacque trovare un’altra conferma in un curioso “gioco del dodici”, numero corrispondente alla Luna, ai Pesci ed alla casa cosignificante: Narra la leggenda che Semele e le sue tre sorelle partecipassero ai riti sacri, dovendo “elevare quattro volte tre altari.” Il dodici è evidente.

Le quattro sorelle ebbero anche un altro compito: quello di cantare insieme
durante le cerimonie. Pare che fossero il prototipo dei cori femminili. Sappiamo che la voce e il canto sono abbinati a Giove e Venere , uno in domicilio e l’altra in trasparenza nei Pesci ma anche signori del Toro. Possiamo ricordare ai giovanissimi che fino alla metà del secolo scorso era ancora possibile incontrare gruppetti di persone – non proprio sbronze ma diciamo “un po’ sù di giri” – che cantavano a squarciagola, con allegria contagiosa, le famose arie da osteria e non solo.
Ancora il segno del Toro è richiamato nelle leggende relative a Dioniso che
talvolta fu rappresentato come dio cornuto con sembianze taurine mentre le sue seguaci, le Menadi, furono descritte “chiazzate bianche e nere” e raffigurate come vacche.

Troviamo nella casa dodicesima un’altra importante caratteristica del vino, che appartiene a tutti i tempi antichi e moderni: la sua sacralità. Infatti:
– gli antichi egizi lo offrivano ai loro dei,
– i greci lo usavano nei riti sacri, non soltanto dionisiaci, mentre pronunziavano parole magiche,
– nella Bibbia, la vite e il vino pare che siano citati ben cinquecento volte!
Ricorderò soltanto un episodio, il più noto, quello di Noè sorpreso dal figlio
Cam “in istato di ebbrezza”. Qui potremmo fare una supposizione: poiché il vino era usato nei riti sacri per produrre un certo stato di esaltazione che, con lo stacco dalla coscienza vigile, permetteva di comunicare col divino, Noè potrebbe essere stato non ubriaco per dissipatezza ma sfinito dopo un rito per il contatto col suo Dio – e date le esperienze passate… ne aveva ben bisogno!
Questo episodio farebbe pensare comunque che la vite e il suo succo fossero già noti prima del diluvio.
– infine, ne parla il Vangelo. Il primo miracolo, che segnò l’inizio della vita
pubblica di Gesù, avvenne alle nozze di Cana: oltre alla mutazione dell’acqua in vino, in questa occasione si parla di certe usanze di mescita e di … trucchetti circa la bevanda più o meno buona da servire all’inizio o alla fine dei pasti.
Infine assume una grande importanza nell’ultima Cena, che segnò la fine della missione terrena del Cristo poiché il vino insieme col pane dà l’avvio al mistero della Transunstansazione, tuttora alla base della religione cattolica.
E non si dimentichi il bellissimo detto “Io sono la vite e voi i tralci”.

Un coinvolgimento curioso delle case dodicesima e seconda, cosignificanti dei segni Pesci e Toro, si potrebbe notare nel fatto che per molti secoli furono i religiosi a coltivare la vite, a curare la vinificazione ed a migliorare la qualità del vino, poiché serviva loro per la Messa e forse per altro uso meno sacro ma non meno importante… Le migliori vigne si trovavano infatti intorno ai conventi mentre alcuni nomi sembrano ricordare questo antico collegamento col sacro: “Vinsanto” – “Lacrima Christi” – i vini “delle Abbazie” o ancora i vini “da meditazione” anche se oggi sono interpretati in modo meno conventuale.
In seguito, per amore o per forza, i religiosi cedettero le vigne all’aristocrazia laica che ne continuò la coltura e che ancora oggi vanta
antiche tradizioni di produzione e rispetto per questo prodotto e che esibisce sulle etichette più raffinate il casato, lo stemma, la sede prestigiosa nella villa o nel castello di famiglia.
Il “marchio” dell’azienda e la produzione per prestigio e per
commercializzazione, anziché per il rito, segnò così il passaggio dalla casa
dodicesima alla casa seconda.

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Circa l’applicazione del codice zodiacale alla storia del vino, scrive
Charpentier: “… tutti i pianeti dello Zodiaco ( e tutti i segni, aggiungiamo
noi) concorrono al rigoglio della vite: è il cosmo intero che si unisce per la
gestazione della divina bevanda”
Infatti se esaminiamo le vicende della vite in ogni momento dell’anno, in ogni stagione, notiamo che tutti i segni collaborano in qualche modo alla buona riuscita del prodotto finale:
– nell’Ariete, con il Sole in esaltazione, ha inizio la preparazione alla
fioritura che sarà completata
– nel Toro, con l’impollinazione. Si è già parlato del coinvolgimento di questo
segno ed ora si può aggiungere che sembrerebbe anche il più idoneo al piacere della degustazione dei vini migliori, ancora grazie a Giove/bocca che mangia (e beve, naturalmente) ed a Venere/papille gustative. Per non parlare dell’importanza del tappo – scorza dell’albero di sughero, quindi ancora Toro – che può garantire la conservazione del prodotto e l’invecchiamento: Saturno, esaltato nel Toro per trasparenza.
– nel Gemelli avviene la spampinatura. Urano in trasparenza si incarica di
moderare la dispersività del segno, eliminando i germogli superflui affinchè non si sprechino la linfa e la forza della pianta.
– nel Cancro e nel Leone, i due luminari – la Luna e il Sole – vegliano e
collaborano per la maturazione e la riuscita del buon prodotto.
– la Vergine ha vari compiti: il primo è di controllare che tutto sia in ordine,
pulito e pronto per la vendemmia e la vinificazione ; il secondo è di curare un particolare che non interessa la vite ma il prodotto finito: l’etichetta e la
scelta del nome. È un lavoro importante perché deve illustrare le
caratteristiche organolettiche del vino ma anche attrarre l’attenzione,
garantire la competenza e l’importanza del produttore e la piacevolezza del
prodotto. Una bella etichetta è certamente un buon passaporto.
– la Bilancia è il vero segno della vendemmia: è saturnino lo staccare i
grappoli dalla vite, i figli dalla madre. Qui Saturno è in esaltazione. Ma
giocano un ruolo importante anche Venere in domicilio primario e Nettuno in trasparenza che regalano un’ebbrezza piacevolissima a chi partecipa alla
vendemmia. Occorre una presenza attiva tra i vigneti al momento del raccolto dell’uva per comprendere pienamente come l’umore zuccherino, quando la mano raccoglie il grappolo, penetri sotto pelle e si diffonda nel sangue provocando euforia e benessere, mentre il profumo intenso invade cielo e terra e completa l’opera di inebbriamento: senza aver assaggiato un sorso di vino ci si sente esaltati, con tanta voglia di cantare e di vivere. Anche Saturno qui è costretto a riporre il suo rigore ed a lasciare libero campo a Venere e Nettuno e ne diventa alleato più che censore.
Vogliamo ricordare anche la pigiatura che anticamente era fatta coi piedi/Pesci: osservata in vecchi documentari, sembra quasi una danza rituale e gioiosa. Anche la danza è nei Pesci…
E qui richiama la nostra attenzione lo scambio di pianeti tra i due segni:
Venere domiciliata nella Bilancia è nei Pesci in trasparenza mentre Nettuno
domiciliato nei Pesci è in trasparenza nella Bilancia!
– nello Scorpione, dopo la torchiatura il vino matura le sue caratteristiche
migliori al buio e nel silenzio. E qui avviene nel segreto scorpionico/plutonico la trasformazione del succo d’uva in vino poiché i lieviti della fermentazione possono lavorare soltanto al buio. Ancora Charpentier: “…attaccano lo zucchero dell’uva, depurano il succo dalle sostanze pesanti per farne quel liquido sottile ed aereo che è il vino. I lieviti della fermentazione sono come i funghi. Il fungo è il diavolo, nemico della vite, che qui però diventa ausiliario”. Traduzione: il fungo/Scorpione è il nemico della pianta/Toro ma nella dialettica tra i segni opposti è complementare e collabora per il prodotto finito.
Personalmente mi divertì aver ritrovato sotto forma di lievito/fungo il diavolo della mia infanzia!
– nel Sagittario sono ancora presenti i pianeti che più giocano in questa
storia: Giove e Nettuno. Il primo, più invadente in quanto più forte per il
domicilio primario, ingoia il secondo (poiché sempre di bocca si tratta quando si parla di Giove ) che forse in questo segno dopo aver bevuto parla ancora più volentieri!
Ma qui colpisce un’altra cosa: nella vigna ormai priva di grappoli c’è una
gloriosa esplosione di colori, dal giallo al ruggine, dal rosso al violetto in
un’armonia di sfumature degne di un artista. Potremmo porre in relazione queste pennellate di colore con l’esaltazione di X – lo stesso pianeta che nel Toro unitamente a Venere favorisce i pittori.
– nel Capricorno, segno della chirurgia, non si potrebbe trovare altro che la
potatura. Le viti sono mutilate, ridotte all’essenziale ed appaiono povere e
scheletriche. Le forbici del potatore lavorano senza pietà.
– nell’Aquario domina Urano. Vi si potrebbe ravvisare la tecnica, necessaria
alla vinificazione ma che purtroppo negli ultimi decenni ha preso il sopravvento sulla coltura tradizionale e sul metodo naturale.
– infine arriviamo ai Pesci: la vite si sveglia e contemporaneamente ai primi
germogli sulla pianta avviene nel vino in cantina la seconda fermentazione. Come se ci fosse un’intesa segreta tra la vite e il suo prodotto anche se
trasformato, ormai estraneo. Sono questi i misteri di Dioniso? O forse è questa la “luna giusta”? la Luna di Marzo ben nota e celebrata nelle zone vinicole…

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L’idea di estendere la ricerca alla “gente del vino” mi venne durante la visita ad una Cantina.
Qualcuno domandò al direttore enotecnico, in piemontese: “E ‘l vin, a bougia?” –
“E il vino, si muove?” Intendeva dire “si vende?” ma io immaginai un misterioso movimento di liquidi tra tini e botti nel silenzio della notte, in danze rituali o forse bacchiche e ne parlai ridendo . Quel gentile signore, quasi giustificando le mie fantasie, disse con molta serietà: “Il vino è vivo!” e mi parlò della vita del vino, della fermentazione di marzo , della Luna oggi non più considerata, della pastorizzazione ecc.
Così decisi di interrogare altri esperti.
Iniziai proprio dagli enotecnici, gli “stilisti” del vino. Li provocai con
domande sulla Luna ed ebbi risposte diversissime: di scherno o di nostalgia, di indignazione o di imbarazzo.
Ancora entusiasta del “vino vivo”, fui mortificata da una risposta dura: “noi
uccidiamo i fermenti!” ed il vino rosso smise di danzare e divenne sangue…
Tra i due estremi famigliarizzai poi con concetti diversi come:
– “mutizzazione”. Addio Giove/parola! Il vino non dirà mai più la sua. E dove sarà finito il vecchio detto “in vino veritas”?
– “necessità di guadagno ” ed ecco Giove di ritorno, come danaro.
– “adattamento” alle richieste del mercato e qui entra Urano, è lui che si
adatta!
Mi parlarono di chimica ma soprattutto di tecnica. Ancora Urano, ormai vincente anche in cantina, da sempre implacabile e freddo nemico della Luna.
Ma sappiamo che Urano non abita nei Pesci. Forse il vino sta cambiando segno?
Sta per caso scivolando nell’Aquario, adeguandosi a quella che chiamano la nuova età della tecnica?

Nei temi degli enotecnici, Urano è molto importante, con aspetti sia armoniosi sia dissonanti.
Nei temi dei più noti e validi professionisti si notano buone posizioni di
Nettuno, Urano, Giove. Come pure nei temi degli “enofili”, intenditori non
professionisti e non alcolisti. La generazione dei primi anni quaranta ha dato personaggi di rilievo nel settore enotecnico: essi sono riusciti ad imporre al vino un tono superiore e il vino ad un pubblico raffinato o disposto a pagarne il valore da mercato d’élite . Forse proprio loro hanno favorito il “salto sociale” del vino, prima servito nelle osterie, bevanda per i poveri ed ora prodotto di nicchia. Questa generazione è segnata dalla presenza di Urano in Toro trigono a Nettuno in Vergine.
Nelle risposte di persone che presentano nel tema un Urano leso senza recuperi si nota una certa durezza, tra il risentimento e la diffidenza. Negano tutto: il passato affidato alla tradizione, il nonno vignaiolo che imbottigliava in giornate di sole tenendo conto della luna, la necessità di conservare ad ogni vino il suo gusto particolare.
Sono coloro che si adattano ai gusti del cliente non educato al buon bere
anziché educarlo al rispetto della “personalità” del vino vivo, che seguono
regole commerciali anziché di gusto.
Nell’aggressività di queste persone forse c’è un’inconsapevole esigenza di
difendersi dal vago timore di essere giudicati poco tecnici, non abbastanza
aggiornati e competenti. L’eccesso di elogio della tecnica potrebbe essere un
tentativo di esorcizzare le lesioni di Urano che denuncerebbero l’uso errato o fuori luogo degli accorgimenti tecnici.
Mi consolò la confidenza di un signore sorridente che ammise: “Qui devo
adattarmi al sistema industriale, la produzione è troppo vasta. Ma per il mio vino, quello che produco per me nella mia vigna, continuo ad imbottigliare con la luna giusta!”
Usò proprio quella parola. E il mio cuore tornò bambino.

Quando in passato, all’inizio della mia ricerca, tentai di intervistare i
sommelier fui quasi respinta dal loro atteggiamento di chiusura, quasi di
diffidenza. Tentai degli approcci nei ristoranti, ma ebbi risposte vaghe o
sdegnose. Certo, consigliavano i vini giusti ma non seppero o non vollero
spiegarmi le caratteristiche che facevano proprio di un determinato vino il
giusto accompagnatore delle pietanze in tavola. Veniva facile pensare che
conoscessero le regole a memoria ma senza una vera conoscenza delle motivazioni che erano alla base di quelle regole. Delusa, incontrai più facilmente conoscitori di etichette piuttosto che di vino.
Pensai che le persone intervistate, anche se abbastanza numerose, non potevano rappresentare tutta una categoria – e decisi di esaminare un campionario di duecento temi di sommelier: mi sarei aspettata una prevalenza del Toro o un risalto particolare di Giove e Venere, che avrebbero indicato la competenza in fatto di gusto. Invece trovai una certa varietà di segni e di aspetti che dapprima mi meravigliarono, poi fornirono una loro spiegazione.
Il Sole per esempio, si trova con maggiore frequenza in due segni d’aria, i
Gemelli e la Bilancia – ed in Bilancia si trova anche la Luna: ora sappiamo bene
che il sommelier non può avere una funzione di isolamento, di lavoro in ambiente appartato – come invece si adatta all’enotecnico. Il sommelier deve essere aperto ed affabile, deve convincere e conquistare, ed ecco il Gemelli con la sua caratteristica sociale ed anche mondana, necessaria soprattutto oggi visto che il Vino è diventato prodotto di nicchia ed è proposto, osannato, consumato in ambienti raffinati. Ed ecco anche la spiegazione della Bilancia, la “signora” dello Zodiaco per la sua classe, la sua misura, la sua discrezione. E per un prodotto proposto a gente raffinata, in ambienti raffinati, l’elemento Bilancia assicura il sommelier ideale, misurato, nel quale riporre la fiducia.
Per gli aspetti tra pianeti, quelli che ricevono il maggior numero risultano a
sorpresa Marte e Saturno, i due signori del Capricorno. Forse vorrebbero
indicare che in alcuni casi il sommelier potrebbe esercitare un certo potere sul consumatore, nell’imporre più che proporre un’etichetta piuttosto di un’altra –
ma questo non sarebbe oggi possibile nei locali in cui si consuma vino pregiato in quanto la gente che lo richiede ha gusti e conoscenze precise del prodotto.
Lisa Morpurgo affermava che il Capricorno è il miglior assaggiatore di vini e questo potrebbe essere spiegato dalla trasparenza di Giove nel segno e qui il piacere del gusto non sarebbe fine a se stesso ma, mitigato dalla severità di Saturno, potrebbe davvero rivelare il “critico” senza indulgenze o favoritismi.
Tuttavia, nell’esame dei segni, il Capricorno è il meno interessato, il suo
coinvolgimento è nettamente al di sotto di tutti gli altri segni, anche di
quelli che sembrerebbero i meno adatti a questa professione. L’intesa tra Marte e Saturno, che ricostruisce in parte il Capricorno ma senza tutte le sue proprietà di potere , potrebbe indicare allora una tendenza di base alla serietà ed all’onestà professionale.
Sono molto coinvolti invece due segni che nello Zodiaco si fronteggiano, il Toro e lo Scorpione. Abbiamo visto nell’esame dei singoli segni quanto siano importanti questi due e rileviamo ancora che sono complementari in quanto è ben nota la caratteristica taurina del piacere e della competenza nel buon cibo e nella buona bevanda, mentre allo Scorpione riconosciamo il gusto della sperimentazione, della scoperta, della tendenza ad assaggiare tutto. Ora il desiderio di conoscere per esperienza diretta, di “rischiare” l’assaggio – si unisce alle qualità del Toro buongustaio ed inoltre alla capacità selettiva di Saturno che, esaltato nella Bilancia e in trasparenza nel Toro, diventa giudice delle qualità del prodotto proposto..
Nell’insieme, vediamo confermate nel sommelier un insieme delle caratteristiche assolutamente necessarie per la sua riuscita nel campo enologico, sociale, raffinato. Così questo personaggio tende a diventare il rappresentante di una nuova élite valorizzata dall’evoluzione di una bevanda che dall’osteria, o dalla cantina privata dei vecchi cultori del gusto, è salita ai ristoranti più prestigiosi ed alle enoteche più eleganti e ben frequentate, oltre che alle quotazioni talvolta vertiginose che ne fanno talvolta un prodotto per pochi, come la Ferrari o il jet privato.

Mi trovai nei pasticci quando esaminai i temi dei produttori. Pochi rispondono alle aspettative, specialmente tra i nomi più famosi e importanti.
Probabilmente i loro temi riflettono le loro esigenze di curare aspetti diversi del loro lavoro, che si ritrovano in altri segni e case:
– la difesa del marchio: Toro/casa seconda.
– la tradizione di famiglia e quindi il coinvolgimento di altri membri del clan familiare , specialmente quando si tratta di aziende fondate dagli avi: ancora Toro/casa seconda.
– il coinvolgimento di coniugi e figli, cosa che condizionerebbe logicamente
anche la vita familiare e potrebbe spiegare come il Cancro sia tra i segni più
ricorrenti.
– la necessità di relazioni mondane, di presenzialismo, per far conoscere il
prodotto : e qui giocano i Gemelli.
– la cura della sede, solitamente prestigiosa: il Castello avito, Capricorno; la
villa d’epoca con parco e giardini curatissimi , ricorre ancora il Toro .
– non ultima (anzi!) la rendita che permetta di mantenere il prestigio
dell’azienda, della sede, della famiglia… Giove, signore dei Toro e dei Pesci.
Come gusto, per vendere le cose buone – ma anche come danaro, per venderle… bene!
Indubbiamente questi signori sono esperti ed intenditori ma il loro successo non dipende da questo né da un loro coinvolgimento diretto nella produzione (che hanno l’intelligenza o l’astuzia di affidare a personale di prim’ordine) bensì dalle loro doti commerciali e rappresentative.
Per questi motivi i simboli che si riferiscono al vino non sono generalmente
predominanti, talvolta neppure visibili, sul loro tema.
Analizzando temi individuali è interessante osservare “come” e con quali mezzi ognuno abbia fissato e raggiunto un certo livello: di vini ambiziosi o
industriali, di nicchia o di grande distribuzione. Purtroppo non è possibile far entrare in questo spazio uno studio così vasto.

Nei produttori minori che ancora curano personalmente la vigna e la
vinificazione, si riscontrano più facilmente elementi pescini o rapporti tra i
pianeti tradizionalmente legati al vino.
Ho dovuto notare con un certo stupore che queste persone sovente si dimostrano pessimiste, scontente, hanno il lamento facile, forse per il vittimismo della casa dodicesima nonostante (come fece notare qualche tempo fa Carlo Petrini dello Slow Food) mai come in questi anni il vino abbia avuto tanta espansione ed abbia consentito tanto profitto economico.
Si esprimerà così il “pianto della vite”?

    

Termino con un sorriso. Chiudendo il cerchio ritornerò ad agganciarmi in modo simpatico agli accenni mitologici iniziali.
Davanti a tanta prevaricazione della tecnica, che fine avrà fatto la Luna?
Sconfitta per sempre?
No, nessuna sconfitta. Anzi, una bella rivincita! La Luna si è materializzata
nella donna, quando fu fondata l’Associazione Italiana delle Donne del Vino. La donna, da sempre esclusa dalla cantina considerata regno esclusivo del maschio, si è emancipata ed è diventata produttrice.
Poiché questo lavoro l’ha scelto e si è scavata un posto nel mondo del vino
sfidando lo scetticismo ed i pregiudizi maschili, quando si impegna si prende sul serio forse più di tanti uomini che avendo ereditato vigne di famiglia accettano tutto come scontato, sovente come inevitabile.
Il tema natale dell’Associazione – fondata a Firenze il 19 Marzo 1988 – denuncia gli ostacoli che le donne hanno dovuto superare per riuscire ad imporre la loro professionalità e competenza.
La Luna in casa decima in Ariete deve lottare contro la non collaborazione – o la diffidenza e l’ostracismo iniziale – di Marte, che simboleggia il
“maschilista” più che il maschio, il quale dalla casa settima le invia una
quadratura secca. Nell’azione pratica potrebbe indicare, che essendo compiuta dagli uomini la potatura – compito certamente maschile di taglio e mutilazione sia pure per il bene della pianta o forse del prodotto futuro – si sia sempre pensato che la donna dovesse essere esclusa dal compito produttivo.
Anche il Sole è in casa decima e nei Pesci, segno del vino, ma anch’esso è leso.
Forse, vista la qualità della lesione, inizialmente ci fu un pregiudizio circa
la capacità tecnica (quadratura di Urano) e la responsabilità e la costanza
(quadratura di Saturno) nell’impegno.
Scalata difficile per la Donna.
Ma questo Sole leso potrebbe far pensare alla stizza del maschietto che si vede, come in altri campi nell’era attuale, accantonato, ignorato, superato, non più signore assoluto dell’antico feudo. Oppure allo stesso maschietto indispettito dall’indipendenza e dall’audacia femminile e ferito dal successo delle donne, sempre ritenute incapaci di realizzazioni serie e destinate a restare in ombra, al servizio del padre o marito padrone.
Il tema presenta tuttavia molti aiuti per riuscire in un campo imprenditoriale mai prima d’ora aperto al femminile: Nettuno e Urano in casa sesta e in Capricorno, gli stessi pianeti che avversano il Sole in decima, sono in trigono a Venere e Giove in Toro. Inoltre c’è un ottimo Mercurio in Pesci casa nona, che spiega come questa associazione sia conosciuta ed apprezzata anche all’estero dove ha conquistato favori e adesioni.
Sono brave, queste Donne!
Termino con un tocco di poesia: l’ultimo fiore all’occhiello di queste Signore
del vino è un fiore vero, una rosa creata per loro, da piantare nei loro filari
non soltanto per il godimento visivo ed olfattivo (ritorna sempre il Toro, come vista e odorato) ma anche per un motivo pratico: è stato accertato che la rosa potrebbe denunciare in anticipo eventuali malattie della vite. Sarà perciò la “Sentinella della vigna”. Rosa sana in vigna sana … E la sanità è ancora nel Toro, anche per le piante!
Apprendo infine con piacevole stupore che il nome scelto per questa nuova rosa è … Dionisia!
Che sia un ritorno della parte femminea di Dioniso, il dio greco “delle donne”?

Bibliografia :
LISA MORPURGO : tutti i testi.
CHARPENTIER : La sacralità del vino.
R. GRAVES : I miti greci.
A. MORELLI : Dei e miti.

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