Guide nel Web di Antonio Gallo (Galloway)

Guide nel Web di Antonio Gallo (Galloway)

La parola stampata non è morta. Non stiamo per assistere alla fine dei romanzi o alla chiusura delle librerie. Non credo però che finiremo tutti ad usare Facebook o Twitter anche se ritengo che non potremo farne a meno. E’ certo, comunque, che ci troviamo nel bel mezzo di una trasformazione che ha tutto l’aspetto di una rivoluzione. Per i giovani di oggi Google è certamente in grado di offrire molto di più di quanto possa offrire la lettura non dico dei “Promessi Sposi” ma anche dell’ultimo libro di Harry Potter. I libri sono senza dubbio sempre meno al centro della nostra vita culturale.

Il declino del libro, e quindi del modo di leggere, riguarda il lento ma costante scivolamento verso il nuovo modo di comunicare che vede il lettore andare direttamente al sodo evitando lunghe argomentazioni. L’idea è quella di dare la precedenza assoluta non più a lunghe articolate, complesse narrative bensì a piccoli “pezzi di cultura” fatti di parole, musica, video. Non difficili da registrare, organizzare, conservare, cercare e gestire. Su di essi si costruisce il nuovo modo di imparare e divertirsi. Tutti ricordiamo i grandi dischi degli anni sessanta, i microsolchi che contenevano brani di musica. Sono stati sostituiti dai singoli pezzi degli iTunes. Su YouTube milioni di video sono a disposizione di tutti e non durano più di cinque minuti. E anche se sono più lunghi difficilmente lo spettatore li guarda fino alla fine. In Rete ci sono dei siti che offrono la visione di filmati fatti di sole cinque parole. Addirittura si offrono spot di recensioni di canzoni fatte di sole cinque parole, ricordi di sei parole, post di vini di sette, e minisaghe di 50 parole.

Questa nuova brevità ha molte virtù. Scrivere in Rete significa per lo più aspettarsi un riscontro da parte di qualcuno che ti legge. Gli argomenti sono i più variati, come infinita e variata è la vanità di chi intende comunicare con gli altri. Il più delle volte accade che chi scrive su un blog lo fa anche per comunicare con se stessi. Esistono anche forme più sofisticate di blog, come ad esempio i nuovi spazi che si apriranno presto. A questa nuova esperienza intendo richiamare l’attenzione di chi legge. Ci chiamiamo “Guide sul Web” e ci occupiamo degli argomenti più disparati. Dalla politica, alla letteratura, dalla musica alle scienze, dal cinema all’alimentazione. Sono esperti-amatori della materia che hanno scelto di “guidare” i lettori in una determinata disciplina o attività, scegliendo argomenti antichi o moderni, legati all’attualità o alle professioni, per vanità o per passione. “Guide” esperte che intendono condividere, informare, fare tendenza. Poichè ormai viviamo in un’epoca in cui il flusso delle informazioni è costante, 24 ore su 24, la guida è costretto ad alimentarsi continuamente alle sue fonti di informazioni per poter a sua volta informare gli altri. Un vortice di notizie che gira su stesso, cucinando argomenti nuovi o vecchi, tutti in forma breve, con gallerie fotografiche e link attivi.

Questi articoli, o meglio i “post”, come vengono definiti gli interventi, appaiono e scompaiono vivendo nemmeno quello che i francesi chiamano “lo spazio di un mattino”. Eppure sembra che riescano a fare “cultura” anche di un tipo ben diverso da quello tradizionale della parola stampata. Sarebbe facile dire che questa “cornucopia” non è informazione in quanto ha un respiro breve, brevissimo. Difficilmente, infatti, un post, un articolo, un intervento di questo genere, viene letto per intero, commentato, analizzato, registrato, conservato. Chi naviga per questi mari del Web sa bene che basta scegliere le parole chiave di un argomento che interessa, inserirlo nella grande-piccola “bocca” di Google e il gioco è fatto. Migliaia di voci correlate all’argomento vengono servite. Basta soltanto avere le idee chiare per selezionare, filtrare, miscelare e quanto si è letto in quel post nelle prime quattro cinque righe di testo, può essere approfondito, allargato, allungato, elaborato. Non solo a parole, ma in audio e video, in tutte le lingue raggiungibili.

Questo processo di ricerca e di lettura non è quello tradizionale. Nè tanto meno la cultura di riferimento è quella di un tempo, univoca, uniforme, unilaterale. Qui ci troviamo di fronte ad un processo complesso di conoscenza che va sotto il nome di “multitasking”, con la sensazione che mentre cerchiamo e troviamo quello che ci interessa, siamo da più parti, possibilmente da tutte le parti. Ci abbeveriamo a più fonti di conoscenza ed informazione in maniera non univoca, ma multidirezionale, con più sbocchi e soluzioni. La conseguenza è che non abbiamo più davanti a noi una “storia”, ma più “storie” dell’argomento che ci interessa. La “narrativa” del mondo è amplificata. Echi e risonanze possono chiarire e confondere, niente è più certo e conclusivo, tutto appare quanto meno provvisorio. A quel “post” ne seguono altri altrove. Il sistema diventa incoerente, pronto ad impazzire. Ma tutto è nelle mani di chi legge, scrive, cerca. In questa selva della conoscenza il navigatore è solo, pur nella moltitudine dei tanti. Ed ecco sorgere la necessità di avere una “guida”, un esperto, una linea da seguire.

Pensate a quello che ognuno di noi, più o meno ogni giorno fa: ascoltiamo la musica, le notizie, le chiacchiere. Ma possiamo anche, “vederle” gestirle, registrarle, rilanciarle, correggerle queste notizie. Se la pagina è scritta e stampata abbiamo una qualche difficoltà perchè ci appare monolitica, pesante, faticosa da seguire. Abbiamo bisogno invece di vedere senza immaginare, ascoltare senza sentire, intervenire per partecipare e condividere. Qui sta il successo dei così detti “social network” o quanto meno dell’idea di quanto essi offrono a chi decide di usarli. Molti pensano che questo “multitasking”, vale a dire più possibilità comunicative,  sia una fregatura nel senso che ci rende tutti meno efficienti. Controllare la mail ogni momento, i messaggi al cellulare, quelli su Twitter o Facebook, le novità su YouTube e via dicendo, ci fa tutti “dipendenti”. Se fosse vero questa sensazione, tutto sarebbe già scomparso da tempo. E invece sembra accelerare. Il che vuol dire che sublima le nostre attività individuali. Del resto molte ricerche hanno accertato che il quoziente di intelligenza delle persone è notevolmente aumentato, un fenomeno noto questo come l’effetto Flynn. Non si vuole sostenere che questo sia dovuto al multitasking ma si ha l’impressione che questo effetto celi la impressione comune che la gente sia meno attenta e più lenta anche se forse più reattiva. Una società che faccia della sua essenza sociale il multitasking giustifica tutte le innovazioni e i relativi innovatori che emergono giorno dopo giorno.

La nuova tecnologia ci mette in condizione di fare più cose contemporaneamente, ma ci porta anche a perdere di vista il quadro globale delle cose. Accediamo a più informazioni, più rapidamente di prima, ma siamo anche più impazienti. Se usiamo Google è perchè in pochi secondi abbiamo la risposta a quello che cerchiamo. Per fare la stessa ricerca in una enciclopedia ci vorrebbe molto più tempo. Questo non significa che lo preferiamo perchè siamo più impazienti. Significa che abbiamo la possibilità di focalizzare meglio la nostra ricerca allargando la nostra visione del mondo e quindi delle cose che in esso si trovano. I “piccoli pezzi” della ricerca, se collocati in una più ampia visione d’insieme, ci danno la possibilità di definire nuove tendenze. Chi usa il Web non lo fa “at random”, a caso, bensì segue una sua personale “narrativa” vale a dire una idea, un progetto, uno schema. Qualunque esso sia, sport, libri, viaggi, sesso, arte, cinema, il navigatore investe il suo tempo lasciando dietro di sè sempre qualcosa di insospeso che riprenderà il giorno dopo. Il Web non allenta l’attenzione bensì l’allunga formando un filo ininterrotto di conoscenza che soltanto il navigatore potrà caratterizzare. Questo permette l’allargamento dell’informazione creando progetti personali e di lavoro senza perdere il contatto con il mondo.

Il segreto per lo sviluppo personale di un navigatore in Rete sta nell’uso proprio degli strumenti che si hanno a disposizione. E sopratutto i filtri di selezione i quali permettono gli approfondimenti, le connessioni e l’organizzazione. E’ vero anche che chi naviga non sempre lo fa per avere una esperienza culturale fortemente caratterizzata. Si naviga spesso per svago, divertimento, per passare il tempo e per fare e provare nuove esperienze. Ma questo è solo per chi è giovane e ha bisogno ancora di costruirsi riferimenti culturali, esistenziali e professionali forti. Man mano che il tempo passerà la Rete è destinata a diventare un indispensabile strumento di lavoro. Lavorare nel futuro prossimo venturo significherà sempre di più conoscenza della vita sia in senso orizzontale che verticale. La Rete sarà sempre di più uno strumento di interconnettività tra abilità diverse, lontane ed anche conflittuali. Ed è appunto questa la novità: il contrasto tra le conoscenze, contrasto visto non come conflitto ma come diversità e quindi opportunità.

C’è da convenire che questo tipo di cultura è completamente diverso dal tipo di cultura tradizionale. Le tecnologie che la Rete offre a tutti permettono a tutti di avvicinare la realtà in maniera del tutto diversa da come si faceva prima. E questo avviene con la parola scritta, l’immagine, i suoni, insomma con tutti i sensi di cui l’uomo è dotato. Non è più una relazione a distanza, bensì ravvicinata. La “cultura” è qui, a portata di mano, 24 ore su 24, quanta e come la vuoi. Entra nella nostra vita, un flusso continuo che crea una condizione della mente sempre disponibile e diversa. Questo spiega perchè ogni qualvolta una nuova tecnologia viene lanciata la gente vuole averla, possederla, usarla. A non tutti piace questo.

Molti vorrebbero continuare a mantenere distanti uomini e idee oltre che prodotti. La verità è che gli uomini sono assetati di “cultura” che non è più vista come eterna ed immutabile, bensì come un continuo divenire. Del resto sappiamo bene che ci fu qualcuno che in passato ebbe e dire con moderna intuizione “tutto scorre”. Ma perchè qualcosa resti e si conservi c’è bisogno di competenze, di scelte, di controllo. Chi “viaggia” in Rete deve sapere dove va, cosa cerca e cosa può trovare, cosa vale e cosa è liquido, chi sa e chi conosce, perchè tutto deve avere un progetto ed un fine. Ecco il senso di questa nuova avventura che le nuove Guide sul Web si preparano ad offrire ai naviganti. Sono Guide, anche io ne sono una, che provengono da campi di vita e di esperienza diverse. Hanno collaborato per anni con un portale, il primo in Italia, che aprì le porte ai naviganti della Rete in maniera interattiva. Per oltre un decennio centinaia e centinaia di Guide hanno versato in Rete il loro sapere, le loro conoscenze, le loro abilità, mettendole a disposizione di tutti. Poi, improvvisamente, tutto è finito, o così sembra. Ma è giusto che sia così. Tutto deve finire perchè tutto ricominci sotto nuova forma e con nuove speranze. Le nuove Guide sul Web stanno per arrivare con il loro nuovo portale. State allerta e siate pronti a partecipare.

P. S. L’immagine che correda questa nota proviene  scaturisce da un interrogativo importante posto ai naviganti della Rete: sapete quante cose accadono sul Web in 60 secondi? Ecco il link: http://hunch.com/item/hn_3782594/

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